L’attuale ritmo di cambiamento è insufficiente per raggiungere l’obiettivo dell’UE di dimezzare il numero di decessi entro il 2030. Ecco i dati sul numero di incidenti stradali in Italia ed Europa

La Commissione Europea, nell’ambito della “Carta Europea della Sicurezza Stradale”  ha pubblicato i dati sul numero di incidenti stradali per il 2021. I numeri mostrano un dato ancora allarmante: poco meno di ventimila persone sono decedute sulle strade dell’UE lo scorso anno, con un aumento del 6% rispetto al 2020, anno in cui però l’effetto della pandemia aveva ridotto il numero di incidenti a causa  dei flussi veicolari pesantemente diminuiti.

Il dato analizzato dalla Commissione evidenzia un forte calo del numero dei morti in valore assoluto e per milioni di abitanti, che ha fatto seguito a un calo che già si era  annuo del 17% tra il 2019 e il 2020.

 

Nel 2021il numero dei morti registrato, per milione di abitanti,  è stato mediamente pari a 45.

Rispetto a questo indicatore alcuni Stati europei hanno evidenziato un aumento delle vittime della strada significativo e tale da richiedere un’analisi più approfondita e un’azione urgente dell’Unione Europea. Il tasso di mortalità varia da 15/milione in Norvegia e 20/milione in Svezia a 81/milione in Bulgaria e 92/milione in Romania (classifica che esclude i Paesi con meno di 100 decessi all’anno).

L’Italia supera il valore mediano dell’UE con un tasso di mortalità pari a 49 morti per milione di abitanti, contro i 45/milione di ab. dell’Unione. Aspetto che la Commissione non sottovaluta e che impone un’attenzione particolare in quanto, ma vale per tutti i Paesi, l’attuale ritmo di cambiamento è insufficiente per raggiungere l’obiettivo dell’UE di dimezzare il numero di decessi entro il 2030.

A tal fine, la Commissione ha pubblicato una serie di relazioni nell’ambito del suo Osservatorio europeo della sicurezza stradale, fornendo dati dettagliati e analisi su una serie di argomenti relativi alla sicurezza stradale come bambini, anziani, guidatori alle prime armi, ciclisti, guida in stato di ebbrezza, dispositivi per la mobilità personale, conducente distrazione e usura delle cinture di sicurezza.

Temi sui quali, anche su questa testata, in questi anni si è richiamata l’attenzione in termini di suggerimenti e interventi nel campo dell’innovazione delle infrastrutture tecnologiche (IoT e blockchain) a supporto della mobilità.

Lo stato attuale della rete stradale primaria e secondaria italiana necessita della messa in sicurezza e del continuo monitoraggio, in virtù della datata realizzazione. Come indicato dal MIT attraverso il DM n. 430 del 2019 occorre attivare una mappatura “intelligente” delle infrastrutture costruendo un registro informatizzato delle opere presenti (basato a esempio su tecnologia blockchain) che ne individui età, parametri strutturali, stato di “salute”, storico degli interventi manutentivi.

In questo senso il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile ha avviato il percorso di organizzazione dell’Archivio Informatico Nazionale delle Opere Pubbliche. L’AINOP, tuttavia, deve essere in grado di costituire un “catasto” organizzato per classi di rischi potenziali e relative priorità degli interventi manutentivi da porre in essere, con contestuale installazione di un’adeguata sensoristica che utilizza sistemi di Structural Health Monitoring (SHM), che possono trovare una sintesi anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Come?

Incentivando le Smart Road sulle strade italiane, in parallelo all’innovazione tecnologica, e nuove politiche sulle infrastrutture stradali per le quali è iniziato un processo di trasformazione digitale orientato a introdurre piattaforme di osservazione e monitoraggio del traffico, modelli di elaborazione dei dati e delle informazioni, servizi avanzati ai gestori delle infrastrutture, alla Pubblica Amministrazione e agli utenti della strada.

L’Europa è avanti anni luce su queste tematiche, l’Italia in questi ultimi anni ha faticato. Il PNRR destina soltanto 200 mln di Euro per tutto il territorio italiano che in primis deve coprire 6.000 km di autostrade e successivamente le strade statali. Investimenti irrisori per una nazione che deve portare avanti lo sviluppo e il progresso del territorio. La rivisitazione del PNRR potrebbe trovare una sintesi nel soddisfacimento di queste (datate) criticità.