La se pur recente legge sull’omicidio stradale non è più una novità, ma ancora se ne discutono alcuni aspetti, e particolarmente quelli legati ai comportamenti di guida. Ci sono infatti alcuni elementi che, se verificati, comportano immediatamente pene più severe: questi sono principalmente alcol, droghe, farmaci. Se finora l’elemento “farmaci “è stato trascurato, ora se ne riconosce la complessità e si studia più a fondo.

Quanto all’ alcol, il discorso è molto semplice, perché se attraverso la misura del tasso alcolemico emergono valori alti, superiori a quelli consentiti dalla legge, non ci sono incertezze possibili: il conducente guidava in condizioni non corrette.

Diverso è il caso di chi guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Infatti, le tracce di cannabinoidi rimangono nel sangue a lungo, anche per una settimana o più, e quindi se una persona, dopo un incidente da lei provocato, risulta positiva ai cannabinoidi, non è detto che fosse sotto l’influenza di tali sostanze quando si è messa alla guida, ma potrebbe aver fumato una sigaretta all’hascisc una settimana prima. È dunque necessaria la visita di un neurologo che attraverso prove oggettive si renderà conto se il paziente in esame è, o non è, sotto l’effetto di droghe.

Bisogna inoltre tener presente che anche persone sotto l’effetto di alcol o di droga possono tenere un comportamento di guida indipendente da tali sostanze, cioè corretto. L’incidente quindi può essersi verificato per motivi non necessariamente addebitabili allo stato del guidatore, e neppure da questo aggravati.

C’è invece un tipo di farmaci molto pericoloso per chi guida, che non è ancora stato studiato a fondo quanto al pericolo che rappresenta. Si tratta dei farmaci usati dai diabetici per abbassare la glicemia nel sangue, gli ipoglicemizzanti. Se tali medicinali non vengono dosati con attenzione e avvedutezza, si può verificare un abbassamento eccessivo, che potrebbe produrre effetti a livello cerebrale e anche motorio, e diventare quindi causa di incidente.

Eppure, non risulta che qualche pubblico ministero abbia mai ordinato di verificare se il guidatore che ha provocato un incidente era diabetico e se assumeva farmaci che potevano indurre una crisi ipoglicemica: e questo è facilmente verificabile dalla cartella clinica, se dopo l’incidente è stato ricoverato in ospedale.

In un altro settore, quello dell’uso del cellulare da parte di chi guida, si è già acquisita una grande attenzione da parte di chi indaga, e cioè dalla polizia; infatti, dopo l’intervento del Ministero dell’interno, è diventato quasi di routine l’esame dei tabulati telefonici del conducente coinvolto nel sinistro, per vedere se nell’immediatezza dell’incidente stesse parlando, o peggio che mai scrivendo, sul suo smartphone.

Si potrebbe quindi acquisire anche l’abitudine a fare qualcosa del genere per accertare, in caso di incidente, sia se il conducente fosse ubriaco o drogato, sia se avesse assunto farmaci capaci di alterare il suo livello di lucidità, rendendo pericolosa la sua guida.

Per affrontare seriamente questo problema, basterebbe che il legislatore proponesse una legge per regolare il controllo sull’assunzione di farmaci che possono interferire con la guida. L’attuazione di una normativa appropriata potrebbe essere approntata facilmente: i medici di famiglia dovrebbero segnalare alla motorizzazione civile, ovviamente tenuta al massimo rispetto della privacy, se la richiesta di patente provenga da un paziente insulino – trattato o addirittura insulino – dipendente; alla motorizzazione poi il compito di decidere se concedere o meno la patente, sulla base di referti delle commissioni mediche locali, presenti presso le ASL.

D’altra parte il fisco sa quali medicine una persona assume, perché gli scontrini dei ticket pagati vengono consegnati per detrarli dalla dichiarazione dei redditi; inoltre, si potrebbe ordinare ai farmacisti di comunicare l’acquisto di farmaci neurolettici o ipoglicemizzanti: in questo modo la motorizzazione civile saprebbe in tempo reale che quel certo patentato assume farmaci che potrebbero mettere in pericolo la vita sua e di altri. Certo sarebbe un po’ complicato e si scontrerebbe con le normative della privacy. Forse sarebbe più semplice, e forse più utile, l’introduzione di una patente speciale per diabetici.

durante l’indagine successiva a un incidente, è necessario controllare se il conducente coinvolto era in possesso di una patente rilasciata o rinnovata dalla commissione locale o semplicemente da una agenzia, talora meno affidabile. Sarebbe un valido aiuto per le assicurazioni, che risparmierebbero una bella cifra, se controllassero se l’autista fosse insulino dipendente in possibile o probabile crisi ipoglicemica: accertato questo, l’assicurazione potrebbe farsi una rivalsa e non pagare il premio!

Un bel risparmio per le assicurazioni, ma un bel problema per il conducente!